Il Bal Do Sabre a Bagnasco
Si tratta di un antica danza di spadonari che si rifà ad ancestrali riti pagani di fertilità della terra su cui si è sovrapposta col tempo una leggenda legata al passaggio dei Saraceni in Alta Val Tanaro nel X° secolo. Rientra nell’antica ed ampia tradizione delle danze armate, molto diffuse nei Paesi del Nord Europa. I dodici danzatori, abbigliati in stile moresco, eseguono una complessa danza articolata in figure al ritmo dei tamburi suonati dai “tamburini”. Gli altri personaggi protagonisti della leggenda saracena che la danza racconta sono le guardie, il condannato, il banditore ed il giullare La leggenda, riproposta in forma simbolica nel ballo, narra infatti la vicenda di un certo Protasio Gorrisio, contadino di Bagnasco, il quale, per non aver voluto dare la figlia in sposa al capo dei Saraceni, che allora spadroneggiavano su quelle terre, fu condannato a morte. Durante la danza il condannato riesce a sfuggire, ma viene subito ripreso dalle guardie e, dopo la lettura della condanna, sollevato su di una rosa di spade e quindi giustiziato(la rosa di spade si apre improvvisamente e lui vi cade in mezzo). Al termine della danza, tuttavia, risorgerà a nuova vita, simboleggiando la resistenza alle avversità tipica della cultura e della tradizione contadina. La figura del giullare svolge un ruolo dissacratorio. Durante tutta la danza fa sberleffi ai danzatori e si esibisce in complesse acrobazie col cerchio. Il Bal do Sabre termina, dopo la risurrezione del condannato, con la danza dell’”albero di maggio”. I danzatori, al ritmo di tamburo, intrecciano i dodici nastri colorati legati ad una palo centrale sostenuto da una delle guardie. L’albero di maggio, o di primavera, e la festosa danza che vi viene fatta intorno, simboleggia appunto la rinascita non solo della vita, ma anche della terra con l’arrivo della bella stagione. Oltre quindi ad essere espressione della riuscita sconfitta imposta ai Saraceni dalla popolazione contadina di queste terre, è certo una danza contadina, propiziatoria, collegabile ad antichi riti di fertilità della terra. Viene oggi riproposta dall’omonimo gruppo folkloristico del Bal do Sabre in diverse occasioni e la sua fama si è estesa non solo in Italia, ma anche oltre confine.
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