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LANGHE E ROERO

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Il Sentiero del Castagno a Montà
Il Sentiero del Castagno a Montà
A piedi, bici, cavallo

Durata: 3 h a piedi, con possibilità di ridurre il percorso grazie alle numerose intersezioni con altri sentieri che possono condurre al centro abitato.
Difficoltà: Media

Il Sentiero del Castagno ha l’obiettivo di rivalutare un patrimonio che vede nel comune di Montà la presenza di esemplari considerati storici per le dimensioni e per la loro età ma vuole anche essere il percorso delle attività agricole, del passato e del presente, delle Rocche di Montà.
Su tale sentiero si potranno mettere a confronto le tecniche agricole odierne con quelle della tradizione infatti il percorso attraversa castagneti, pescheti e vigneti “moderni” e “storici” in cui le operazioni manuali sono ancora eseguite come in passato.
Si parte dalla sede dell’Ecomuseo percorrendo via Roma fino alla Chiesa Parrocchiale, si prosegue in via Morra fino alla Cappella di S. Grato al punto espositivo “Le Rocche” .
Coincidente con il Grande Sentiero del Roero, deviando a sinistra ci si inoltra nella zona dei castagneti storici, dei pescheti e dei noccioleti.
Attraversata la zona dei bambù si giunge al punto espositivo “il castagneto”. Si prosegue costeggiando la zona di Tuerdo (XIII sec.) e si raggiunge il Pilone di S. Nicolao. Per il ritorno si prosegue sul S1 Grande Sentiero del Roero.



Il Sentiero dell’Anfiteatro della Ghia e le Rocche dell’Eremita a Pocapaglia
Il Sentiero dell’Anfiteatro della Ghia e le Rocche dell’Eremita a Pocapaglia
A piedi, bici, cavallo

Durata: 1,30 h a piedi
Difficoltà: Bassa

La Rocca della Creusa è stata ribattezzata dell’Eremita perché qui dagli anni ’30, fin durante la Seconda Guerra Mondiale, visse un uomo così soprannominato.
“Alto quasi 2 metri di costituzione molto robusta, coperto dal saio tipico ell’eremita abitava una grotta, a fianco aveva scavato una nicchia per riporre una statua della Madonna. Aveva fatto due anni di seminario per poi abbandonarlo, fratello di un pio sacerdote, figlio di un rispettabile dipendente del Comune di Bra”.(L. Converso – L’Eremita di Pocapaglia, in “Cuneo. Provincia Granda” – n3 1996, p 44)
“Settimio G., questo il suo nome, era nato a Bra nel 1905 e secondo Giovanni Arpino (G. Arpino - L’Eremita, in “Cuneo. Provincia Granda”, p47), per un po’ visse da vero eremita. Poi per insofferenza e bisogno cominciò a lavorare. Personaggio introverso, scuro in volto, fascista, faceva paura ai bambini ma piaceva alle donne che gli chiedevano consigli soprattutto di natura medica. Lui rispondeva con impacchi d’erbe e consigliando di pregare il Signore e Mussolini. Aveva dei figli ed era rispettato dai contadini anche perché era considerato una persona a metà tra l’uomo e la strega. Con la guerra la sua vita cambiò. Aiutò i contadini a contrabbandare cacciagione a Torino ma si pensava fosse una spia dei fascisti. Morì ammazzato alla fine della guerra quando tutti si erano dimenticati di lui. Un giovane partigiano che si faceva chiamare Milton lo uccise con una scarica di mitra, lo stesso partigiano che probabilmente uccise la moglie. Dei figli non si seppe più nulla.”
Il Sentiero dell’Anfiteatro della Ghia parte dal Centro Visita e coincide con la prima parte del Sentiero della Masca Micilina fino al pianoro per poi svoltare a destra. Incontrato il sentiero comunale T1 si segue tale tracciato fino a giungere alla SP 340 che incrocia il Grande Sentiero del Roero arrivando così alla Rocca della Ghia, un enorme anfiteatro naturale circondato dalle Rocche.Risalendo sulla strada provinciale si tiene la destra per 20 metri e si può vedere il punto panoramico Rocche dell’Eremita o della Creusa.
Partendo dal Centro Visita per andare direttamente alla Rocca dell’Eremita si esce in via Cavour a destra, si costeggia la Confraternita di S. Agostino, il Castello e s’imbocca la SP 340 sulla destra si trova il Bric d’la Masca Micilina. Si passa accanto al Pilone di S. Sebastiano e dopo 300 metri lasciando la strada sulla sinistra si arriva al balcone Rocca della Creusa o dell’Eremita.



Il Sentiero della Masca Micilina a Pocapaglia
Il Sentiero della Masca Micilina a Pocapaglia
A piedi, bici, cavallo

Durata: 1,30 h a piedi
Difficoltà: Bassa

Micilina, ovvero Michelina, veniva da Barolo, andata in sposa ad un contadino di Pocapaglia era piccola e deforme, faccia scura, piena di grinze e bitorzoli, pochi capelli bianchi e scomposti, il naso adunco, la bocca sdentata, gli occhi guerci, camminava con andatura lenta e curva. Al suo passare in paese ne capitavano di tutti i colori, quando toccò la schiena di una bambina alla poveretta il giorno dopo cominciò a crescere la gobba ed un giovane che la incrociò in una via per la paura cercò di fuggire, cadde rovinosamente e rialzandosi si trovò con un piede volto in avanti ed uno in dietro. Il marito la picchiava da mattina a sera e quando la cercava non si faceva mai trovare per questo cominciò a dire che non aveva sposato una donna ma una masca, una strega che gli sfuggiva sotto gli occhi e ricompariva quando meno se lo aspettava.Un libro del 1700 narra tutte queste vicende ed è conservato al Museo di Palazzo Traversa di Bra. Si tramanda anche quello che fu il processo dell’inquisizione. Il tribunale era quello di Savigliano che mandò un Inquisitore con il giudice di Cherasco per appurare i fatti. La Micilina confessò e fece i nomi di molte altre streghe, specie di Barolo e fu condannata. Venne prima impiccata, affinché l’anima non si separasse dal corpo e poi bruciata e le sue ceneri sparsi tra le Rocche di Pocapaglia dove, come da lei promesso, più volte apparve sotto forma di gatto o caprone. A ricordare questi fatti rimane il bric dove venne impiccata, chiamato appunto Bric d’la Masca Micilina.
Il Sentiero della Masca Micilina ha l’obiettivo di far conoscere al visitatore le storie e le tradizioni popolari che fino al secolo scorso contraddistinguevano i paesi delle Rocche. Storie di Masche e streghe che ben si adattano a questo tipo di territorio impervio, ricco di insidie e pieno di mistero.
Il sentiero comincia dal Centro Visita e poi da via Cavour andando in direzione del Castello. Al bivio con la SP 340 si continua a mantenere via Cavour per girare poi in via Umberto I. In direzione del Bic del Brichet si trova il primo punto espositivo “casa della Masca Micilina”. Si torna in via Cavour passando dal secondo punto espositivo “Bric del Conte”, luogo che in molti hanno voluto legare alla fiaba di Italo Calvino dedicata a Pocapaglia, “La Barba del Conte” in “Fiabe italiane”.Si scende in via Cavour passando accanto alla Chiesa della Madonna degli Ayrali, si procede con via Rivà al terzo punto espositivo “Casa Boarino”. Tornando indietro in via Cavour si prosegue fino all’incrocio con la SP 340 per scendere poi nella Rocca del Castello dove si può vedere il quarto punto espositivo “Bric d’la Masca Micilina”, luogo in cui sarebbe stata impiccata e data alle fiamme. Da qui segue sentiero che conduce alla salita che termina davanti al Centro Visita.





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