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RODDINO
Comune di RODDINO
Rodin in piemontese
Abitanti : Roddinesi
Epoca di fondazione : II secolo d.C.
Data di istituzione comune : Dato non disponibile
Municipio:
Via Monforte, 9
Tel. +39.0173.794133
Fax. +39.0173.794928
E-mail: roddino@ruparpiemonte.it
Sito: http://www.comune.roddino.cn.it
Dati Statistici:
377 abitanti al 31/12/2010 (M. 194 F. 183)
Abitanti a inizio ‘900 : 888
Densità abitativa 38 ab./km²
10,45 Kmq di superficie
610 Mt s.l.m. di altitudine
Coordinate : 44° 35’ 0’’ N, 8° 1’ 0’’ E
Decimali : 44.583333,8.016667

Frazioni del Comune : Corini, Costepomo, Lopiano, Noé, Pozzetti, San Lorenzo, Santa Margherita, Santa Maria
Comuni confinanti : Cerretto Langhe, Cissone, Dogliani, Monforte d'Alba, Serralunga d'Alba, Serravalle Langhe, Sinio

Santo Patrono : Santa Margherita
Prefisso telefonico : 0173
CAP : 12050
Codice ISTAT : 004195
Codice catastale : H473
Distanza da Cuneo Km 55
Cenni storici:
Il toponimo deriva dal sostantivo latino randus con il significato di terreno poco fertile; infatti la zona in cui sorse poi il paese, era un tempo ricoperta di boschi e roveti. ln mezzo ad essi, pare durante il sec. X, un gruppo di soldati eresse sul colle ove ora sorge il capoluogo, dapprima una torre di vedetta e poi un castello ferrato che, grazie alla posizione privilegiata, divenne ben presto un forte di guerra. Nel corso degli anni attorno al castello si sviluppò l’abitato, pressappoco in corrispondenza dell’attuale centro storico. Durante l’alto Medioevo, nel processo di infeduazione, il castello di Roddino restò compreso prima nel Comitato di Alba e poi nel Marchesato, di recente eretto, del Vasto o di Savona. All'inizio del secolo XII esso era possesso del celebre Bonifacio il Grande. Egli nel 1142, dividendo il suo ampio patrimonio lo assegnò al figlio, pur esso detto Bonifacio, marchese di Cortemilia. Questi non ebbe prole e, morendo, nel 1197, lasciò Roddino e altre ville a suo fratello Manfredo, marchese di SaIuzzo. Il 6 dicembre Bonifacio di Monferrato, altro patrono di tutti i feudi della Langa infeudò Roddino, Cissone, Dogliani e 16 altre terre a Bonifacio, e al figlio del suddetto, Manfredo, Marchese di Saluzzo. Da quell'epoca Roddino, salvo poche eccezioni, rimase sempre appannaggio dei signori di Saluzzo. A quei tempi quasi tutte le terre erano proprietà degli imperatori di Germania. L'Imperatore, lontano, incaricava l'assegnazione dei feudi a qualche grande signore suo amico, più vicino. Così vediamo esercitare questo incarico, via via, i Marchesi di Monferrato, i conti di Milano, il Comune di Asti e, più tardi, anche i Signori di Savoia. Alla morte del titolare, gli eredi dovevano richiedere una nuova infeudazione, così come ora si sollecita il riconoscimento del diritto di successione. Per questo troviamo che nel 1197 Manfredo Il, Marchese di Saluzzo, ottenne che un certo Guglielmo Lomello venisse infeudatato di Roddino, Castelletto di Cissone, Cerretto e Serralunga. In data 11 maggio Lomello vendette di nuovo allo stesso Manfredo, mentre il 9 gennaio 1235 il nuovo Marchese di Saluzzo, Manfredo III, infeudò col signoraggio di Roddino alcune terre vicine ai signori Fulcone Sismondo e Giovanni Cerrato di Alba. Verso la fine del secolo XII il potere dei nobili andò diminuendo e sui nostri paesi si consolidarono i comuni rurali. A Roddino vi erano il feudatario, il podestà, due consoli e il magnifico consiglio. Il feudatario, detto pure castellano in quanto abitava nel castello, era l'alto patrono del comune. Il podestà era sempre un forestiero ed amministrava la giustizia civile e penale. I due consoli, che erano del paese, compilavano i bilanci e verificavano l'applicazione dei regolamenti comunali. Questa istituzione durò diversi anni; in seguito i consoli furono rimpiazzati dalla figura del sindaco e il magnifico consiglio venne formato da tutti i capifamiglia del paese. Il consiglio, in mancanza dell'edificio comunale, si radunava sulla pubblica piazza della chiesa o del castello. Una curiosità: nel punto di passaggio obbligatorio tra Roddino e Cerretto, ancora oggi detto Pedaggera, tutte le merci che passavano da un marchesato all'altro erano sottoposte al pagamento di un dazio o un pedaggio. In seguito vi furono diverse lotte per il possesso di questo feudo che infine passò al Marchese di Saluzzo, signore di La Manta. Con il trattato di Lione, tenutosi nel 1601, Carlo Emanuele I di Savoia divenne signore di tutto il marchesato di Saluzzo e quindi anche di Roddino. Durante le guerre civili di questa epoca (1637-1642) il castello di Roddino, che si ergeva dove ora sorge la canonica, venne distrutto. La comunità di Roddino ebbe a patire una lunga serie di soprusi, di iniquità e di delitti. A questi si unirono furiose avversità atmosferiche e micidiali malattie epidemiche. Per tutti questi motivi i municipi non riuscivano più a fare rispettare l’obbligo di pagare le tasse e ricorrevano quindi al senato di Torino. In un documento dell'epoca si legge: "Abbino pietà di noi; Roddino é un povero paese privo di risorse; non abbiamo bestiame, non grano, non barbariato. Se i soldati di giustizia verranno un'altra volta a molestarci saremo obbligati ad abbandonarlo". A quell’epoca Roddino era sotto l’autorità di Torino e inserito nella provincia di Alba per quanto riguardava l’amministrazione civile mentre, per ciò che riguardava la vita religiosa, era sotto Torino e incluso nella diocesi di Saluzzo.




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