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MONREGALESE

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Castelli e fortezze nella zona MONREGALESE


Il Castello di Carrù
Il Castello di Carrù

Il diploma imperiale di Enrico II dell'anno 1041 è sino ad oggi il documento più antico ed attendibile a riguardo del castello di Carrù: infatti, nonostante la brevità dell'informazione documentaria, "placium et Carrugo cum castris et capellis…", emerge un preciso riferimento al castello, che insieme al borgo ed al territorio carrucese apparteneva ai Vescovi d'Asti.
Questi l'avevano infeudato ai Signori di Manzano, che lo tennero sino al 1250, quando Carrù fu assoggettato a Mondovì.
Mondovì a sua volta lo vendette a Pietro Bressano ed i discendenti di questo, dopo la breve parentesi della dominazione angioina, lo tennero sino circa al 1370.
Amedeo VI di Savoia, che aveva esteso anche a queste zone il suo controllo, investì i marchesi di Ceva del castello e del territorio di Carrù, che ne mantennero il possesso fino al 1418, quando passò a Ludovico Costa, tesoriere e luogotenente generale del principe d'Acaia, poi consigliere di Amedeo VIII di Savoia.
La famiglia Costa, conti di Trinità, di Bene, di Arignano, di Polonghera, possessori di altri numerosi feudi, furono feudatari di Carrù fino al 1872. In questa data il castello fu venduto ai Curreno, i quali, a loro volta, nel 1977, lo cedettero alla Cassa Rurale ed Artigiana di Carrù, ora Banca Alpi Marittime, attuale proprietaria.
L'aspetto del castello è il risultato di svariati interventi condotti attraverso i secoli: vi si possono rintracciare parte della merlatura, aperture gotiche murate, feritoie, a testimonianza della funzione difensiva e strategica della costruzione in periodo medioevale. Successivi interventi riconducibili al 1600, ne modificarono l'assetto ed anche la destinazione d'uso, divenendo tranquilla abitazione di campagna per la villeggiatura dei conti Costa. Alcuni interventi di gusto neogotico, insieme alla sistemazione del giardino, condotti intorno alla metà del 1800, ne completarono la fisionomia, tuttora riscontrabile. L'interno conserva grandi saloni, alcuni dei quali decorati con motivi floreali e allegorie mitologiche, riconducibili in parte alla seconda metà del 1600 ed in parte alla prima metà del 1800; l'arredamento e la ricca collezione di tele (tra queste interessanti opere di scuola piemontese e genovese) risalgono pressoché interamente alle sistemazioni sei-settecentesche dei Costa.Fra i vari ambienti merita particolare attenzione la "camera dell'alcova", che conserva un arco in legno e stucco dipinto, singolare esempio di gusto decorativo e scenografico barocco.Gli ottimi progetti di riuso dell'edificio da parte della Banca Alpi Marittime hanno portato il castello ad una completa rivalutazione, nuovamente fulcro culturale e protagonista della storia in divenire della zona.
(Notizie tratte dal volume "Il castello di Carrù" di Alessandro Abrate)




Il Castello di Piozzo
Il Castello di Piozzo

Il Castello, che si erge all'inizio del paese, fu costruito sul finire del XIV secolo dai Saluzzo-Cardè sul sito di un precedente mastio del X-XI secolo appartenente al vescovo di Asti, e fu oggetto nel 1494 di consistenti lavori che lo trasformarono in abitazione signorile. Nel 1638 feudo e castello passarono a Goffredo Amedeo Vacca, che sulle fondamenta della vecchia costruzione fece innalzare una sontuosa residenza. Anche i Faussone di Germagnano vi apportarono modifiche e rifacimenti che gli conferirono l'aspetto ancora oggi visibile, nonostante i danni dell'incendio del 1944.




Il Castello di Rocca de’ Baldi
Il Castello di Rocca de’ Baldi
E-mail: rocca.de.baldi@ruparpiemonte.it

Il nucleo più antico dell’edificio risale probabilmente alla fine del XII secolo e comprende la torre merlata detta un tempo “Torre dell’Agnese”. La costruzione fu voluta da un certo Ubaldo dei signori di Morozzo. Nella scelta del luogo da fortificare fu considerata la necessità di munirsi contro le eventuali incursioni dei Saraceni, la cui azione si era sviluppata nel corso del X secolo ed era divenuta sempre più pericolosa. Di fronte a questa terribile minaccia, la soluzione fu quella di innalzare le fortificazioni. Il Castello, composto da una torre e da un fabbricato adiacente, rappresentò quindi la sicurezza per la popolazione che diede vita ad un centro abitato destinato ad ampliarsi. Il paese dovette sostenere parecchi assedi e cambi di dominio a causa della sua posizione strategica e per il suo essere ottima base per le operazioni militari contro Mondovì. Rocca de Baldi fu occupata, in successione, dai Monferrato, dai Visconti di Milano, dagli Acaja, dai Monregalesi e dai Bolleri. Nel 1543 le truppe spagnole incendiarono e saccheggiarono il Castello, lasciandolo in pessime condizioni. Rinacque più tardi, nel 1642, quando lo ebbe in feudo Carlo Filippo di Morozzo che aggiunse alla torre superstite della struttura originaria una serie di nuove e moderne costruzioni, eseguite in tempi diversi. Il Castello fu successivamente ampliato verso la fine del 1600, con l’aggiunta dello scalone e delle camere attigue. Nel 1710, infine, il Marchese Gaspare Filippo di Morozzo fece costruire una nuova ala (attualmente dipinta in rosa) su progetto dell’architetto Francesco Gallo di Mondovì.
Attualmente il Castello, di proprietà comunale, ospita la Mostra documentaria “Il seme, l’aratro e la messe”, relativa alla cerealicoltura in Piemonte dalla preistoria alle soglie della meccanizzazione agricola, oltre ad una Mostra di “ex-voto”. Si tratta del primo nucleo del Museo Etnografico Provinciale, Centro Studi e Documentazione storico-etnografica “A. Doro”, realizzato grazie alla collaborazione di vari Enti, fra cui la Provincia di Cuneo, il Comune di Rocca De Baldi e la Società Studi Storici Artisti ed Archeologici della Provincia di Cuneo.
Aperto le domeniche da aprile ad ottobre h. 14,30 - 18,30
Ingresso € 2,50 int. e € 1,50 rid.
Informazioni: tel. +39.0174.587605





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