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CLAVESANA
Comune di CLAVESANA
Cravsan-a in piemontese
Abitanti : Clavesanesi
Epoca di fondazione : Romana
Data di istituzione comune : XVI secolo
Municipio:
Piazza Don Rossi, 1
Tel. +39.173.790103
Fax. +39.0173.790389
E-mail: info@clavesana.it
Sito: http://www.clavesana.info
Dati Statistici:
913 abitanti al 31/12/2010 (M. 453 F. 460)
Abitanti a inizio ‘900 : 2223
Densità abitativa 52 ab./km²
17,50 Kmq di superficie
300 Mt s.l.m. di altitudine
Coordinate : 44° 29’ 3’’ N, 7° 54’ 42’’ E
Decimali : 44.484167,7.911667

Frazioni del Comune : Ansaldi, Capoluogo (sede del municipio),Chiecchi, Costa Prà, Cravili, Feia, Gai, Gerino, Ghigliani, Gorea, La Possa, Madonna delle Neve (sede degli uffici comunali), Palazzetto, Prato del Pozzo, San Bartolomeo, San Pietro, Sbaranzo, Surie, Tetti, Villero
Comuni confinanti : Bastia Mondovì, Belvedere Langhe, Carrù, Cigliè, Farigliano, Marsaglia, Murazzano, Rocca Cigliè

Santo Patrono : Madonna della Neve (già Madona 'd gere)
Prefisso telefonico : 0173
CAP : 12060
Codice ISTAT : 004071
Codice catastale : C792
Distanza da Cuneo Km 37
Cenni storici:
Il nome del paese deriva invece, secondo uno studio del prof. Pietro Massia, dalla base "Calvisiana", nome di una "gens " che nel Piemonte meridionale ricorre frequentemente nelle lapidi gentilizie romane. Il nome "Caivisiana" (trasformatosi poi in "Clavisiana" per un fenomeno di presonanza o di metatesi e in seguito ancora in "Clavesana" per un indebolimento delle "i") era in origine un aggettivo retto da "villa" o "domus" e significava terra della gente Calvisia.
Il periodo storico di maggiore splendore per il paese di Clavesana è indubbiamente l'Alto Medioevo quando fu sede di una dinastia aleramica (Signori del Monferrato). Il ceppo aleramico, d'origine franco-salica, discende da una casa del Kent del VI secolo, da cui derivarono anche i re di Provenza, d'Italia, i conti di Savoia e d'Auriate, i marchesi di Romagnano, i duchi d'Aquitania, i conti di Tolosa e d'Orange, i Capetingi, i Valois, i Borboni e gli Orleans. Questa dinastia prende il suo nome da Aleramo, marchese della Liguria occidentale, la quale fu una delle grandi marche in cui vennero divisi Piemonte e Liguria dall'Imperatore Ottone I. Le altre due erano quella della Liguria orientale e quella di Torino o Arduinica o Auriate. Alla morte di Aleramo (verso il 1000) la marca fu divisa in tre parti che diedero origine ai due rami della famiglia: i marchesi di Monferrato aleramici e i marchesi di Savoia. Da questo secondo ramo discese anche Tete II che ebbe in premio dall'imperatore Enrico II la contea del Vasto, in Abruzzo. Suo figlio Bonifacio fu perciò chiamato marchese del Vasto. Contemporaneamente (sec. X/XI) nel contado di Bredolo (Mondovì e paesi limitrofi) signoreggiava la casa arduinica la cui ultima discendente, la contessa Adelaide di Susa, due anni prima di morire (1089) lasciava al vescovo di Asti il contado stesso. Tra i vari principi che contesero l'eredità della contessa Adelaide chi più di tutti si avvantaggiò fu appunto Bonifacio marchese del Vasto che riuscì a conquistare un territorio corrispondente all'attuale provincia di Cuneo. Egli era nipote della contessa Adelaide in quanto sua madre Berta era sorella della stessa. Bonifacio del Vasto ebbe Otto figli, ma nel suo testamento diseredò il primogenito, che portava il suo stesso nome, perché aveva fatto causa comune con i suoi nemici. Dopo la morte di Bonifacio marchese di Vasto, avvenuta tra il 1130 ed il 1135, i figli, compreso il primogenito diseredato, diedero vita a varie famiglie nobiliari liguri e piemontesi: da Bonifacio, il diseredato, derivarono i marchesi d'Incisa; da Manfredi I quelli di Saluzzo; da Guglielmo quelli di Busca; da Ugo o Ugone quelli di Clavesana; da Anselmo quelli di Ceva e del Carretto; da Enrico I i successivi marchesi di Savona; da Bonifacio il minore quelli di Cortemilia e da Oddone quelli del Loreto. Ugo, divenuto marchese di Clavesana nel 1142, scelse come propria residenza questo paese probabilmente perché facilmente difendibile in quanto la parte più alta del suo territorio è circondata da ogni parte da invalicabili dirupi erosivi detti Perticali ("Clavesana... con i suoi strani Perticali" G. Carducci) alti in alcuni punti più di duecento metri, che ne fanno un singolare esempio di territorio - fortezza. Il marchesato di Clavesana comprendeva, oltre al paese, a nord le terre ed i castelli di Somano, Dogliani, Monchiero, La Morra, Farigliano; a ovest Lequio e Piozzo; a sud Marsaglia; a est Mombarcaro, Gottasecca, Monesiglio, Camerana, Saliceto, Cengio, Rocchetta, Bormida e tutto il territorio, il borgo e il castello di Millesimo, Olazza e il territorio di Cairo di là dal Bormida, Carretto, Vignale e Vignarola con il castello di Croce Ferrata e di Biestro. Inoltre al di là dell'Appennino possedeva, in comune con i marchesi di Ceva, le terre ed i castelli della valle di Renzo e di Cedano, con il vassallaggio dei signori di Pornassio e di Cusio, di Docio, di Almo verso ponente, di Lavagna, d'Aquila e Gavenola, di Castelvecchio, di Zuccarello e Balestrino. A questo marchesato si aggiunsero una parte dell'eredità del marchese di Cortemilia, morto senza prole, ed anche Oneglia con la sua valle. Nel 1170 il primo marchese di Clavesana, Ugone, moriva senza eredi: i suoi possedimenti passavano al fratello Anselmo di Ceva che, alla sua morte (1178), li lasciava al figlio primogenito Bonifacio I con il marchesato di Albenga, destinando invece al secondogenito Guglielmo I il marchesato di Ceva. Bonifacio I si alleava con il marchese Arrigo il Guercio di Savona, con il conte Ottone Boverio di Loreto (suoi zii) e con il comune di Alba (come si legge nel trattato firmato da Arrigo il Guercio e la Repubblica di Asti nel 1191), ma era ugualmente costretto a farsi cittadino (e quindi vassallo) della città di Alessandria per non subirne continue guerre (trattato del 1199 tra Alessandria e il marchese di Monferrato Bonifacio). Bonifacio I, che non ebbe figli maschi, maritò nel 1211 una sua figlia, Berta, al marchese di Monferrato Guglielmo, dandole in dote Mombarcaro e la parte del marchesato di Cortemilia che era stata ereditata da Ugone di Clavesana, perché a quei tempi le donne non potevano essere investite del titolo marchesale, ma solo di quello di "comita". Secondo le cronache dell'epoca, Berta fu "donna di singolare bellezza e specchiata onestà" e pare che il Boccaccio parli appunto di lei quando narra come la marchesa di Monferrato con un convito di galline e parecchie leggiadre parole respinse l'amore del re di Francia, venuto a trovarla mentre il consorte di lei partecipava ad una crociata. Bonifacio I di Clavesana ,che già nel 1202 aveva esentato da ogni dazio i Certosini di Casotto (provvedimento esteso poi nel 1204 alla Badia di Casanova presso Carmagnola), sottomise nel 1216 il suo castello di Clavesana ai Cavalieri dell'Ordine di Gerusalemme per avere dagli stessi un valido sostegno. Ma alla sua morte (Andora, 1221) il marchesato di Clavesana tornò ai principi cevesi e precisamente ai figli di suo fratello, Oddone e Bonifacio II. Bonifacio II era stato nel 1219 uno dei condottieri delle truppe di Genova ed aveva espugnato la città di Ventimiglia: per il coraggio dimostrato venne soprannominato Tagliaferro. Oddone aveva invece partecipato nel 1225 al fianco degli Astigiani alla guerra contro Alessandria e Tortona. I due fratelli tennero indiviso il marchesato fino al 1226 e due anni dopo vendettero in comune quattro loro castelli ai Genovesi. Al momento della divisione del marchesato Bonifacio Tagliaferro ebbe la riviera di ponente e una piccola parte del marchesato (compresa Clavesana), mentre al fratello Oddone andò la parte maggiore del marchesato. Oddone morì prima del 1233: il 16 dicembre di quell'anno i suoi quattro figli (Bonifacio III, Pietrino, Manuele e Francesco) con lo zio Bonifacio Tagliaferro si fecero cittadini di Genova e le vendettero, in cambio di un cospicuo vitalizio, Porto S. Maurizio, Diano e Dulcedo; successivamente anche Andora. In compenso Genova si impegnò a difendere i marchesi di Clavesana dai nemici interni ed esterni (furono infatti suoi soldati a domare la rivolta degli abitanti delle valli di Ormea e di Arroscia contro Bonifacio Tagliaferro). Durante le lunghe guerre tra Mondovì ed Alba, continuate malgrado l'intervento nel 1250 del vicario imperiale conte Tommaso di Savoia e conclusesi solamente con il trattato del 1256, i marchesi di Clavesana erano alleati con Alba, come i marchesi aleramici di Ceva, di Saluzzo, del Carretto ed il comune di Cherasco. Uscirono vincitori Alba ed i suoi alleati. Nel trattato del 1256 si stabilì tra l'altro che Mondovì ed i Bressano (nativi di questa città e possessori del castello di Carrù) lasciassero che Bonifacio Tagliaferro possedesse pacificamente il territorio del suo marchesato nei precisi confini che aveva tenuto suo zio (nel tempo in cui i signori di Manzano erano padroni della villa e del castello di Carrù) con l'intesa che, qualora fossero sorte contestazioni, ogni cosa venisse risolta senza formalità di giudizi, o facendo rivedere, determinare e fissare i confini di Clavesana, di Carrù e di Carassone vecchio da anziani del luogo eletti concordemente dalle parti.
I marchesi Aleramici di Clavesana furono:
1142 Ugone (figlio di Bonifacio del Vasto) morto senza prole;
1170 Anselmo marchese di Ceva (fratello di Ugone);
1178 Bonifacio I (figlio di Anselmo) morto senza prole;
1221 Guglielmo marchese di Ceva (fratello di Bonifacio I);
1225 Oddone I (figlio di Guglielmo);
1233 Bonifacio II (fratello di Oddone I);
1268 Emanuele (figlio di Oddone I);
1297 Oddone II (figlio di Emanuele);
1324 Federico I (figlio di Oddone II); morto senza prole;
1363 Oddone III (figlio di Federico I);
1381 Manuele (fratello di Oddone III);
1387 fine del marchesato aleramico di Clavesana.
La fine del marchesato aleramico era inevitabile sia per il già illustrato sminuzzamento territoriale che aveva impedito la formazione di una grande signoria, sia, d'altro canto, per le guerre fra i vari regni europei che videro molto spesso il Piemonte teatro di scontri armati.
Clavesana seguì quindi la sorte di tutti i piccoli paesi langhetti: una progressiva decadenza sociale ed economica, che in questo paese fu meno grave che altrove dalla fine del XIX sec. in poi, per l'installazione di un importante opificio.




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