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SALUZZESE

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Casa della Beata Caterina a Caramagna Piemonte
Casa della Beata Caterina a Caramagna Piemonte
Casa della Beata Caterina a Caramagna Piemonte

Caramagna si onora di aver ospitato fra le sue mura, dal 1524 al 1547 Caterina De Mattei, la futura, gloriosa "Beata", concittadina molto amata e venerata. Vi fu eretto in principio un altare, poi la casa fu comperata dal canonico Giacomo Gallo il quale fece ampliare la cappella e dipingere artisticamente il soffitto dal pittore Faconti. Vi sono parecchi quadri antichi, e tra questi in sacrestia, una Madonna del 50, dipinta su legno; un'altra su tela, nella biblioteca; belli i mobili e le cornici, il cofanetto con vari oggetti appartenenti alla Beata Caterina e, con sopra uno stemma, un cofano con su raccoglitori di reliquie.




Museo Civico Casa Cavassa a Saluzzo
Museo Civico Casa Cavassa a Saluzzo
Museo Civico Casa Cavassa a Saluzzo
Sito web: http://www.casacavassa.it

Casa Cavassa, oggi Museo Civico della città di Saluzzo, è uno degli edifici-simbolo del rinascimento saluzzese: fu la dimora di Galeazzo Cavassa e del figlio Francesco, membri di una nobile famiglia originaria di Carmagnola, in rapida ascesa politica alla corte dei Marchesi di Saluzzo. Nel 1464 Galeazzo fu vicario generale del Marchese di Saluzzo, carica ricoperta successivamente anche dal figlio Francesco. In particolare nei primi anni del Cinquecento, all'epoca di Francesco, la residenza visse il suo momento di massimo splendore: frequentata da intellettuali e personaggi di corte di alto rango, si rinnovò e fu oggetto di importanti interventi decorativi che videro coinvolti artisti dalla cultura aggiornata sui modelli rinascimentali padani.
La casa fu trasformata in museo per iniziativa del marchese Emanuele Tapparelli D'Azeglio (1816-1890),diplomatico cosmopolita, cultore e collezionista d'arte, che nel 1883 la acquistò e intraprese poderosi lavori di ristrutturazione e recupero. I restauri furono commissionati all'ingegnere torinese Melchiorre Pulciano e al pittore Vittorio Avondo che intervennero secondo il principio del “completamento in stile” ovvero ritennero la cultura artistica rinascimentale la più caratteristica e significativa per la dimora e decisero perciò di eliminare tutto ciò che appariva non pertinente. Il marchese Tapparelli procedette all'acquisizione sul mercato antiquario di oggetti che potessero documentare i Cavassa e, più in generale, di opere databili al XV e XVI secolo, con l'intento di ricreare l'arredo della casa, dando, allo stesso tempo, un contributo fondamentale alla tutela del patrimonio storico-artistico locale. Risale al 1888 il testamento del marchese Emanuele Tapparelli d'Azeglio: Casa Cavassa viene destinata alla città di Saluzzo con il mobilio e gli oggetti d'arte in essa contenuti affinché sia utilizzata “per uso di museo o per feste municipali”. Nel 1890 l'Amministrazione Comunale eredita l'edificio con gli arredi e apre il museo al pubblico l'anno seguente.
Nonostante le numerose trasformazioni subìte in epoche successive, si conservano ancora alcune opere che testimoniano il fasto della casa all'inizio del XVI secolo. Una di queste è il portale marmoreo con il portone ligneo (opere ascrivibili a Matteo Sanmicheli e datati dalla critica tra 1518 e 1528), visibile sulla facciata di via S. Giovanni. Il portale è sormontato dallo stemma della famiglia Cavassa, con l'immagine del pesce cavedano che risale la corrente ed il motto “droit quoi quil soit” (“avanti a qualunque costo” o “giustizia quale che sia”).
Oggi il museo si presenta in una sequenza di 15 sale con soffitti lignei dipinti e pareti decorate (nella sala I si ammirano affreschi cinquecenteschi che raffigurano gli Uomini illustri e le Muse). L'arredamento è costituito da mobili d'epoca (in parte rinascimentali in parte ottocenteschi), allestiti secondo la disposizione prevista da Tapparelli che aveva commissionato a raffinati ebanisti di Torino e di Saluzzo la ricostruzione di arredi in stile. Di particolare rilevanza sono, nel loggiato, tre bifore in stile tardo gotico e, sopra il ballatoio in legno, gli affreschi a grisaille con le immagini delle Imprese di Ercole (opera di Hans Clemer, collocabili tra il 1506 e il 1511). All'interno delle sale sono inoltre ospitate alcune significative opere d'arte appartenute alla collezione dazegliana: la pala raffigurante la Madonna della Misericordia di Hans Clemer (1499 c.) ed il coro ligneo tardogotico proveniente dalla cappella dei Marchesi di Saluzzo a Revello (sala V); una culla con decorazioni a grottesche attribuite alla scuola di Pietro Dolce (1560), proveniente dal castello di Lagnasco (sala VI); i ritratti di Carlo Emanuele I di Savoia e della consorte Caterina d'Austria, dipinti da Giovanni Caracca (sala XIII).
Orari:
Da aprile a settembre
Martedì e mercoledì: aperto su prenotazione o apertura unica alle ore 11 e alle ore 16.
10.00-13.00/14.00-18.00 (ultime entrate 12.30 e 17.15).
Dal giovedì alla domenica: 10.00-13.00/14.00-18.00 (ultime entrate 12.30 e 17.15).

Da ottobre a marzo
Martedì e mercoledì: aperto su prenotazione o apertra unica alle ore 11 e alle ore 15.
10.00-13.00/14.00-17.00 (ultime entrate 12.30 e 16.15).
Dal giovedì alla domenica: 10.00-13.00/14.00-17.00 (ultime entrate 12.30 e 16.15).

Chiuso: tutti i lunedì, 1 gennaio, 1 maggio, 1 novembre e 25 dicembre 24 e 31 dicembre di pomeriggio .

Ingresso € 4,50 int. e € 2,00 rid. info +39.0175.41455




Museo Civico “A. Olmo” e Gipsoteca “D. Calandra” di Savigliano
Museo Civico “A. Olmo” e Gipsoteca “D. Calandra” di Savigliano
Museo Civico “A. Olmo” e Gipsoteca “D. Calandra” di Savigliano
E-mail: museocivico.gipsoteca@comune.savigliano.cn.it
Sito web: http://www.comune.savigliano.cn.it

Il museo civico di Savigliano , che comprende come sezione annessa la gipsoteca “Davide Calandra”, ha sede nel centro storico della città, in un convento francescano.
I Frati Minori Osservanti della Regola di S. Francesco, presenti in Savigliano sin dal 1454, avevano visto il primo ed il secondo dei loro conventi distrutti rispettivamente nel 1546 e nel 1640 dalle guerre che sconvolgevano il Piemonte. Il terzo ed ultimo convento fu costruito a partire dal 1661 entro il borgo fortificato su lotti che già la città utilizzava almeno dal XIII secolo.
Nel 1662 si avviò la costruzione dell'attuale chiostro, edificando per primi i lati sud, est ed ovest.
Nel 1670 si gettarono le fondamenta della chiesa: si realizzarono dapprima il coro, il presbiterio, un tratto di navata con due cappelle ed una facciata provvisoria. Dal 1676 al 1684 si prolungò la chiesa e si definirono chiostro e convento. La grande facciata in mattoni a vista, una delle più interessanti di Savigliano dal punto di vista architettonico, fu realizzata tra il 1720 ed il 1740.
Nel 1743 si consacrò solennemente la chiesa, dopo averla dotata di sei cappelle laterali e di un'unica navata, come è tradizione degli ordini Mendicanti.
Dopo la soppressione degli ordini religiosi (1802-1814) i Francescani ritornarono nel 1816 per poi abbandonare definitivamente la sede conventuale (1866) e la chiesa (1867). Il complesso diverrà sede di depositi e locali ad uso militare.
Caratteristico dell'impianto è il chiostro, quadriportico a prospetti opposti uguali, di 27 metri e 5 archi per lato, il tutto improntato ad una grande semplicità architettonica.
Nell'androne d'accesso e nel chiostro è presente una preziosa serie di 32 lunette affrescate del XVIII sec.
Al piano terreno sono visitabili alcune sale dedicate alla storia della città, ai reperti archeologici di epoca preromana, romana e medioevale, alle mostre temporanee. Il primo piano ospita una ricca pinacoteca, sale tematiche, sculture, arredi che illustrano la storia di Savigliano e quella dei casati nobili che vi ebbero dimora.
Il Museo Civico ospita una serie di reperti e capolavori artistici di grande importanza. Tra questi la lastra tombale del Venerabile Gudiris (sec. VII), una Crocifissione opera della cerchia di Ludovico Brea (sec. XV), il preziosissimo trittico fiammingo con la Storia di Giobbe attribuito alla Scuola di Bruxelles (sec. XVI) ed opere sia sacre che profane della locale scuola seicentesca di pittura.
Tra queste il celebre autoritratto di Giovanni Antonio Molineri ed una rappresentazione della Annunciazione di Sebastiano Carello. Curiosa la collezione di reperti (ceramiche, vetri, scatole, strumenti) appartenuti alla farmacia dell'Ospedale Santissima Annunziata (secc. XVII-XIX). Il Museo ospita anche storici ed importanti archivi di nobili famiglie come i Santa Rosa ed i Taffini.
La Gipsoteca “Davide Calandra” esiste dal 1972, ma è stata completamente ristrutturata e riaperta al pubblico nel 2002.
L’attuale allestimento sfrutta il solenne spazio della chiesa francescana collegata al convento.
E’ dedicata allo scultore Davide Calandra (1856-1915) nativo di Torino, ma con radici familiari anche nel saviglianese.
Vi sono esposte oltre 100 opere dell’artista (gessi, crete, terrecotte) da testine femminili alte pochi centimetri a colossali calchi e modelli di grandi monumenti.
Di grande effetto sono ad es. il “Fregio per l’Aula del Parlamento Italiano a Roma” lungo 13 metri “La grande quadriga” dal monumento a Zanardelli a Brescia “L’Italia in lutto” dal monumento ad Umberto I a Roma.
Sono inoltre esposti gli strumenti originali dello scultore, i sostegni usati per modellare, alcuni suoi disegni ed ambientazioni.
Savigliano - Via San Francesco 17/19 – Orario: Sabato 15:00 - 18:30 Domenica 10:00 - 13:00 e 15:00 - 18:30 - Tel. uffici e custodi: +39.0172.712982 biglietteria: +39.0172.717545 – Fax +39.0172.725856





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