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VALLE MAIRA

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Castelli e fortezze nella zona VALLE MAIRA


Il Castello dei Berardi a Cartignano
Il Castello dei Berardi a Cartignano

Non esistono precisi documenti, ma il castello è quasi sicuramente stato costruito dai Berardi verso la metà del XIV secolo; purtroppo è stato anch’esso distrutto dagli incendi del 1944 e, benché dall’esterno appaia ancora in buone condizioni, conserva ancora le sue maestose mura con le torri di guardia l’una circolare e l’altra quadrato, l’interno è quasi totalmente in rovina. Integri sono rimasti solamente i vasti sotterranei dove si possono vedere alcuni vani adibiti a prigioni ed una ridottissima cella. È l'unico edificio fortificato presente sull'intero territorio valmairese, nel 1500 fu rifugio degli Ugonotti della Valle. Non Visitabile in quanto appartiene ad una famiglia privata che ancora attualmente abito all’interno delle mura




Il Castello del Roccolo a Busca
Il Castello del Roccolo a Busca
Il Castello del Roccolo a Busca

Alle spalle dell'abitato di Busca, in una zona collinare, sorge il castello del Roccolo, edificato in stile neogotico come palazzo di villeggiatura. per volere del Marchese Roberto Tapparelli D'Azeglio, fratello del più celebre Massimo. Il castello, edificato a partire dal 1831 su progetto dello stesso proprietario, senza l'intervento specifico di un architetto, rappresenta nel territorio la più significativa espressione del "revival neogotico", promosso dalla corte sabauda in tutta la regione. Il castello deve il suo nome ai “roccoli” reti qui usate per l’uccellagione. E' immerso nella splendida cornice di un parco plurisecolare che si estende per oltre 500.000 metri quadri, realizzato secondo i canoni del giardino romantico, dove la natura viene lasciata libera di esprimersi. Una lettera di Roberto d’Azeglio al figlio Emanuele, datata 30 novembre 1831, scritta proprio dalla “Rocca di Busca” - il Castello del Roccolo - cita la figura e l’intervento di Xavier Kurten, lo stesso noto architetto paesaggista che a partire dal 1820 reinventò i tracciati e le superfici del parco del Castello Reale di Racconigi. Il parco negli anni venne poi modificato facendo riferimento a due differenti tipologie di giardino: nella parte retrostante il castello si ha l’impronta di Costanza Alfieri di Sostegno, con un’interpretazione più spirituale e romantica, data dalla presenza di una serie di cascate (restaurate nell’anno 2007) e di altri giochi d’acqua, mentre nella parte antistante il castello, a terrazze digradanti, si delinea una visione classica vicina alle idee di Guglielmo Moffa di Lisio, cugino di Roberto d’Azeglio. I cambiamenti e le innovazioni realizzate nel parco si rivelano numerosi nelle lettere in cui Roberto Tapparelli d’Azeglio e Costanza Alfieri di Sostegno raccontano le novità al figlio Emanuele, durante gli anni dal 1831 al 1862. Presso il Castello del Roccolo, oltre a Massimo d’Azeglio e ai rappresentanti della nobiltà piemontese, furono ospiti anche i principi di Savoia – figli del re Vittorio Emanuele II – Umberto, Amedeo e Oddone, che si divertirono ad andare sulla barchetta nel lago che si trova nel giardino davanti al castello.Famose le acque sorgive che alimentano le fontane del parco e le serre monumentali. Il parco fu probabilmente disegnato dal celebre architetto paesaggista Xavier Kurten; rimane ancor oggi uno dei più suggestivi in Piemonte grazie alla presenza di laghi, grotte, fontane, serre monumentali, percorsi panoramici. Vi sostarono la Regina Margherita e Silvio Pellico, dopo la sua prigionia in Austria.




Opere Militari alla Gardetta
Opere Militari alla Gardetta

Da sempre l’Altopiano della Gardetta ha rivestito un’importanza strategica fondamentale per la difesa del confine dalle incursioni di eserciti stranieri, che avevano l’intento di aggirare le postazioni piemontesi del Colle della Maddalena in Valle Stura. Da qui infatti è rapido l’accesso nel Vallone dell’Arma, che scende su Demonte, dove fino al XVIII secolo sorgeva il forte principale delle armate piemontesi, successivamente trasferito a Vinadio dopo essere stato distrutto per ben due volte nel volgere di poche decine di anni. Epica rimane l’impresa bellica nel 1744 delle truppe franco-ispaniche, che raggiunsero il Passo della Gardetta dai laghi Roburent e Prato Ciorliero, cogliendo di sorpresa le scarse truppe presenti sugli altopiani, per poi proseguire indisturbati fino al lungo e inefficace assedio di Cuneo. Giunto l’inverno l’esercito straniero dovette rientrare in Francia, separandosi in direzioni diverse in prossimità delle montagne: il Vallone dei Morti (collegamento con la Valle Grana ) e un piccolo muretto sotto il Colle del Preit, ricordano ancora oggi l’imboscata riservata dalle truppe piemontesi che inflissero gravi perdite al nemico nei due valichi, ideali per tendere agguati. Passeggiando in quota è facile riconoscere le varie tipologie di opere militari susseguitesi nel tempo. Le più antiche sono le trune, costituite da semplici scavi nel terreno con volta ad arco e muratura in pietre a secco. Alla fine del 1800 vennero costruiti i baraccamenti della Gardetta, del lago della Meja e della Bandia, in cui si introduce la malta nella costruzione delle casermette. Dal 1931 al 1942 l’area venne inserita nella realizzazione del Vallo Alpino, la grande opera difensiva a ridosso del confine francese in previsione della Seconda Guerra Mondiale; è di questo periodo l’utilizzo predominante del calcestruzzo per l’edificazione di bunker su tutti i passi dell’altopiano, e di casematte per l’acquartieramento delle truppe. Le stesse vie di comunicazione in quota, ad eccezione della strada che dal Colle del Preit risale al bivio nei pressi del Rifugio della Gardetta, sono di origine militare. Nel dopoguerra la zona fu ancora a lungo utilizzata per grandi manovre e simulazioni di guerra, anche con l’intervento di bombardamenti aerei. Negli anni Ottanta l’esercito abbandonò le esercitazioni militari, consegnando il territorio alla sua naturale vocazione legata alla pastorizia e al turismo di tipo escursionistico





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