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VALLE PO, BRONDA E INFERNOTTO

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Tutte le attrattive nella zona VALLE PO, BRONDA E INFERNOTTO

Natura nella zona VALLE PO, BRONDA E INFERNOTTO


Grotta di Rio Martino a Crissolo
Grotta di Rio Martino a Crissolo

La grotta del Rio Martino si apre sulle pendici del monte Granè in alta valle Po poco lontano dall’abitato di Crissolo e si sviluppa per più di tre chilometri con un dislivello di circa duecento metri. Può essere schematicamente suddivisa in tre parti: una parte inferiore rigorosamente orizzontale e percorsa dal torrente; una seconda parte costituita dalla imponente “sala dei Pissai” con una fragorosa cascata di 60 metri di altezza, e da un complesso tridimensionale di gallerie; la terza sezione, nuovamente orizzontale, che termina in un sifone. La grotta può essere visitata in tutte le stagioni. In caso di piene molto forti si incontra qualche difficoltà, ma nessun vero pericolo. Per percorrere la prima parte, parzialmente attrezzata, non occorre alcuna attrezzatura oltre agli stivali ed all’impianto di illuminazione mentre per il ramo superiore è indispensabile un’attrezzatura speleologica completa.
CONSIGLI UTILI PER LA VISITA AL RAMO INFERIORE
Questa breve ed interessante escursione non presenta, nel suo insieme, problemi tecnici eccessivi e non richiede attrezzature particolari. Le difficoltà insite nell'ambiente ipogeo sono, in sintesi, di due categorie: fisiche e psicologiche. Tralasciando le difficoltà psicologiche alla prima categoria appartengono:
- La totale oscurità;
- L'elevato grado di umidità (relativa 100%);
- La temperatura piuttosto bassa: +5,5°C;
- La presenza di un fiume sotterraneo nel cui letto passa a tratti l'itinerario;
- La presenza di passerelle senza corrimano;
- L'altezza della grotta il cui soffitto, per brevi tratti, è piuttosto basso;
- Alcune sporgenze concrezionate cui bisogna fare attenzione data la loro posizione ai lati del percorso e all'altezza del capo di una persona adulta di media statura.
L'ambiente meteorologico ipogeo rappresenta l'unico fattore positivo (soprattutto psicologico) fornendo una continua ventilazione unidirezionale che va dai 5 ai 48 m/min. secondo la zona. E' opportuno fornirsi di molta luce: le fonti luminose devono essere due per ogni individuo, possibilmente elettriche con una batteria di ricambio (può essere utile rammentare che una batteria nuova e di recente fabbricazione sistemata in una pila nuova fornisce all'incirca quattro ore di luce). Proibito l'uso delle torce a vento poiché alterna, inquinando, la reazione della grotta con grave danno all'ambiente biologico e a chi opera nelle vie alte in esplorazione. Umidità e bassa temperatura non sono gravi problemi e possono essere risolti con abiti idonei. L'uso di calzature impermeabili è di massima importanza perché il potersi spostare nel fiume, ove questo lo consenta, evita l'incontro con gli spuntoni rocciosi che nascono ai lati del canale. Si ritengono utili gli stivaletti di gomma alti fino al ginocchio.
Nei mesi estivi, la ProLoco di Crissolo, organizza visite guidate alla Grotta di Rio Martino grazie al prezioso contributo delle guide e degli accompagnatori locali.
Le visite nel meraviglioso mondo sotterraneo hanno la durata di circa 3 ora complessive. Eventuali visite fuori stagione possono essere richieste all'Ufficio Turistico di Crissolo.




Il Monte Bracco – La Montagna di Leonardo
Il Monte Bracco – La Montagna di Leonardo
Il Monte Bracco – La Montagna di Leonardo

Nel 1511 Leonardo da Vinci scrisse del Monte Bracco; a cinquecento anni di distanza sussistono le stesse e "altre" suggestioni che rendono il Monte Bracco una montagna unica che vi invitiamo a scoprire. Una balconata, di fronte al Monviso ed al Po, da cui affacciarsi, entrando in un grande laboratorio geologico, botanico e faunistico, un infinito, vertiginoso libro dove leggere le testimonianze affascinanti della preistoria: le incisioni rupestri, lontani segni di un passato ormai al confine della fantasia. Ma sul Monte Bracco si percepiscono "altri" segni: quelli del lavoro di tante genti che hanno trasformato la montagna, lavorandone la pietra con infinite fatiche nelle antiche cave, l'incanto ed il rigore dell'architettura contadina, il fascino delle misteriose "barme", la complessità del reticolo dei percorsi rurali che si snoda sulla montagna e la diversità del paesaggio "costruito", inserito in un ambiente austero e di affascinante bellezza con una armonia creativa su cui dobbiamo nuovamente riflettere.Il Monte Bracco vi attende con la segreta speranza che vogliate percorrerlo con curiosità, scoprirlo con saggezza e rispetto, apprezzarlo con giovanile entusiasmo e infine coglierlo, ritrovando il tempo e il ritmo di antichi passi, come esperienza concreta, personale e collettiva, di una nuova conoscenza dell'immenso lavoro della natura e dell'uomo.




Il Monviso
Il Monviso

Piramide perfetta di 3841 metri, scelta come simbolo della "Paramount", il Monviso sembra emergere direttamente dalla pianura da cui venne ammirato fin dall'antichità. Ritenuto per molto tempo il monte più alto delle Alpi, venne celebrato nella letteratura antica e cantato nell’Eneide (libro X) da Virgilio come Vesulus pinifer (Vesulo tra i boschi o monte circondato di pini), declamato da Pomponio Mela, Plinio il Vecchio, Dante, Petrarca e molti altri storici per la sua spiccata <<visibilità>> di gigante isolato, tra una corona di vette minori, a 30 km dalla pianura padana e quindi visibile anche da quella lombarda. Per questa sua chiara caratteristica il toponimo Vesulus, Vesulo, Viso ha dunque il significato di << Monte Visibile>>. Meta ambita e particolarmente apprezzata dagli alpinisti per lo spettacolo che si gode in vetta, il Monviso è storicamente legato alla nascita del Club Alpino Italiano fu infatti in occasione della prima ascensione italiana di Quintino Sella e compagni che nacque l'idea di fondare il C A I. Esplorato a partire dal 1856 da alpinisti e studiosi inglesi, il Monviso perse la sua fama d’inaccessibilità quando il 30 agosto 1861 due alpinisti inglesi William Mathews e William Jacomb, accompagnati dalle guide Jean Baptiste e Michel Croz di Chamonix raggiunsero per la prima volta la cima. II Monviso o "Re di Pietra" domina incontrastato la valle Po, ai suoi piedi il Pian del Re dove nasce il fiume più lungo d'Italia. Un ambiente ricchissimo di flora e fauna che nel 1990 la Regione Piemonte ha voluto tutelare. Ne è nato il "Sistema delle aree protette della fascia fluviale del Po", un habitat naturale di incomparabile bellezza per camosci e stambecchi seguiti da un progetto di studio Italo - Francese, per la rarissima salamandra Atra, per molte specie di rapaci tra cui l'Aquila Reale e il gigantesco Gipeto. Moderni itinerari di scalata sulle pareti del MonViso e dei suoi satelliti, continuano la lunga tradizione alpinistica e confermano l'interesse di questa montagna ricca di storia e di tradizioni.





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